Iniziativa Politica e Sociale nel Comune di Pesaro

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Resto del Carlino Pesaro del 26.03.08 sul Bilancio 2008 del Comune di Pesaro


Pietro Picozzi sull’illustrazione del Bilancio di Previsione anno 2008 presentato dalla Giunta Comunale: il dato che a mio parere emerge in modo ineludibile è il drammatico incremento “geometrico” delle alienazioni di beni immobili di proprietà del Comune. I dati parlano chiari: siamo passati dai 3.771.031 euro del 2005 ai 4.891.373 del 2006 fino agli 11.758707 del 2007, che saliranno a 12.463.594 nel 2008.
In sostanza in tre anni le vendite (o “svendite” in molti casi) sono praticamente quadruplicate. Che il Comune avesse adottato questa “politica” di amministrare la cosa pubblica, solo attraverso la loro vendita, era già sotto gli occhi di tutti; ma che le dimensioni fossero arrivate nell’ultimo anno a queste cifre è assolutamente preoccupante. Peraltro, come già denunciato più volte si assiste alla vendita del patrimonio pubblico perché il Comune è incapace di gestirlo cercando di recuperare quelli che sono pezzi di storia della città: l’ultimo, fra tanti esempi, quello del palazzo Perticari. Lo stesso Sindaco alla seduta di presentazione del bilancio, di fronte alle rimostranze dell'opposizione sulle continue cessioni ha affermato che le stesse non riguardano certamente gli immobili destinati all’attività amministrativa della città, come quelli dove ci sono gli uffici pubblici: in sostanza meglio vendere il palazzo Perticari che è un pezzo di storia di Pesaro, piuttosto che qualche bel “palazzone” magari di quaranta anni solo perché sede di qualche ufficio pubblico. Posto che di questo passo si cancellerà la memoria storica della città, ribadisco che amministrare non vuol dire solo “vendere”: non capisco come il Comune non riesca a fare come quei privati che poi comprano quegli stessi immobili dal Comune, li riqualificano e li fanno rendere. Non sarà perché anche per il 2008 (con un aumento di quasi il 2%) ben il 40% delle spese correnti del Comune saranno destinate a coprire il costo del proprio personale?

Resto del Carlino Pesaro del 20.03.08: risposta al Vicesindaco sui lavori nella zona di via Barignani, via Sabbatini e Via Zongo

Pietro Picozzi replica al Vicesindaco Barbanti sulla conduzione dei lavori in via Zongo e sullo stato di abbandono da parte del Comune verso questa zona. Non posso che rimanere esterrefatto da quanto affermato dal Vicesindaco: mi pare che si voglia guardare un aspetto della questione senza saper (o voler) vedere la questione nel suo complesso. E’ sotto gli occhi di tutti come la zona di via Barignani, via Sabbatini e via Zongo sia stata da anni “abbandonata” dal Comune alla pari di altre come via Passeri. I negozi, chissà perché, ormai da tempo in queste zone continuano a chiudere; c’è ne sono alcuni sbarrati da anni: quello che doveva essere un logico “anello” pedonale che potesse riqualificare il centro storico, è fallito miseramente sotto l’indifferenza totale del Comune. In qualsiasi periodo dell’anno e soprattutto durante le festività, solo per fare un esempio, nessuna manifestazione che possa in qualche maniera risollevarne le sorti riguarda tali strade – peraltro bellissime - del centro storico; il colpo finale è poi stata data dalla blindatura della zona con i pilotini fissi . Nonostante questo alcuni commercianti hanno stretto i denti ed hanno cercato con le proprie forze di mantenere in vita questa zona della città. Non discuto che certi lavori non possano certo finire in una notte; allo stesso modo non posso che unirmi a quanto sostenuto da Filippo Venanzini e dal collega Roberto Pazzi che la risistemazione degli arredi sia una attività migliorativa della situazione. Ma il problema della maggioranza dei commercianti oggi, caro Vicesindaco, è un'altro: arrivare oggi alla fine del mese con il proprio lavoro. I lavori di via Barignani, Via Sabbatini e di via Zongo come logico per una zona che è commerciale doveva essere, come nelle promesse, effettuata a stralci, non isolando – come invece è avvenuto - da tutto e tutti un intero quartiere. Nessuna possibilità di scarico e carico, un passaggio pedonale indecoroso dove a malapena passa una persona in mezzo la fango quando piove. Neppure una rete antipolvere per evitare che i negozi vengano interamente “imbiancati”. Se non si è rivitalizzato fino ad oggi questa zona almeno non diamogli il colpo di grazia. Come fanno secondo il Vicesindaco ad arrivare alla fine del mese i negozianti, dovendo nella quasi totalità dei casi pagare anche l’affitto?
Il Comune è come al solito l’unico assente.

Resto del Carlino Pesaro del 19.03.08 sulle candidature Pesaresi al Senato del PDL

Pietro Picozzi sulle candidature del PDL al Senato interviene come mandatario elettorale del candidato di Pesaro inserito al sesto posto nelle liste nazionali del PDL: le Marche sono una delle Regioni dove alle prossime elezioni politiche si determinerà la maggioranza al Senato. Tutti i sondaggi evidenziano il modesto scarto che divide il Popolo della Libertà dal Partito Democratico. Per favorire il voto a sinistra, il consigliere comunale Corrado Mezzolani vuole accreditare la tesi che non esiste nessun candidato pesarese del centro destra ma non è così. Nella lista del Senato, il Popolo della Libertà ha candidato al sesto posto il consigliere comunale Alessandro Bettini, stimato professionista pesarese, con interessi in campo culturale e che è sempre in prima linea contro l’arroganza dell’amministrazione di sinistra che governa Pesaro. Non risponde, quindi, al vero che il centro destra in provincia non ha nessun candidato in posizione eleggibile. La legge elettorale attribuisce al partito che otterrà un voto più delle altre liste cinque senatori e per effetto di possibili incarichi di governo a senatori eletti nelle Marche si potrebbe determinare uno slittamento fino al sesto. Avremmo così, per la prima volta un parlamentare di centro destra della provincia di Pesaro. Tutto ciò sarà possibile se ci sarà una grande mobilitazione senza dispersione di voti, considerato che tutti i partiti che non otterranno almeno 8% non parteciperanno al riparto dei senatori. Basta con la disinformazione.

Messaggero Pesaro del 13.03.08 su Bilancio 2008 del Comune di Pesaro


Pietro Picozzi sul Bilancio di Previsione anno 2008: il dato che a mio parere emerge in modo ineludibile è il drammatico incremento “geometrico” delle alienazioni di beni immobili di proprietà del Comune. I dati parlano chiari: siamo passati dai 3.771.031 euro del 2005 ai 4.891.373 del 2006 fino agli 11.758707 del 2007, che saliranno a 12.463.594 nel 2008.
In sostanza in tre anni le vendite (o “svendite” in molti casi) sono praticamente quadruplicate. Che il Comune avesse adottato questa “politica” di amministrare la cosa pubblica, solo attraverso la loro vendita, era già sotto gli occhi di tutti; ma che le dimensioni fossero arrivate nell’ultimo anno a queste cifre è assolutamente preoccupante. Peraltro, come già denunciato più volte si non solo si assiste alla vendita del patrimonio pubblico perché il Comune è incapace di gestirlo cercando di recuperare quelli che sono pezzi di storia della città: l’ultimo, fra tanti esempi, quello del palazzo Perticari. Lo stesso Sindaco di fronte alle rimostranze dell’opposizione sulle continue cessioni ha affermato che le stesse non riguardano certamente gli immobili destinati all’attività amministrativa della città, come quelli dove ci sono gli uffici pubblici: in sostanza meglio vendere il palazzo Perticari che è un pezzo di storia di Pesaro, piuttosto che qualche bel “palazzone” magari di quaranta anni solo perché sede di qualche ufficio pubblico. Posto che di questo passo si cancellerà la memoria storica della città, ribadisco che amministrare non vuol dire solo “vendere”: non capisco come il Comune non riesca a fare come quei privati che poi comprano quegli stessi immobili dal Comune, li riqualificano e li fanno rendere. Non sarà perché anche per il 2008 (con un aumento di quasi il 2%) ben il 40% delle spese correnti del Comune saranno destinate a coprire il costo del proprio personale?

Resto del Carlino Pesaro del 10.03.08 su parcheggi blu al mare


Pietro Picozzi sull’ ampliamento dei parcheggi blu nella zona del centro-mare di Pesaro che verrà votato in Giunta Comunale, trasformando (a partire dal prossimo17 marzo) a pagamento ben 842 posti auto, già gratuiti: l’assessore Gambini è rimasto sordo di fronte alle giuste rimostranze dei cittadini e degli operatori turistici che, almeno, chiedevano uno spostamento del provvedimento e si è “trincerato” dietro la scusa ecologista.
A riguardo posso dire che - come anche segnalato da autorevoli esponenti in materia (Piero Violante responsabile sviluppo di Parcheggi.it - quattroruote Febb. 2008) ci sono città in Italia che sono rimaste indietro di trent’anni operando in senso contrario rispetto ad altre città d’Europa: cioè dipingendo di blu i parcheggi su strada nel segno di una politica “sciagurata” dove - al contrario di certi ambientalisti nostrani (secondo cui la costruzione di parcheggi interrati avrebbe generato traffico) ha invece alimentato la congestione della viabilità con una “rotazione frenetica” data dai parcheggi blu su strada nelle zone centrali.
E così è per Pesaro dove, addirittura, se si dipingono di blu i parcheggi su strada per favorire l’afflusso al “fallimentare” Curvone, dall’altra un reale spirito ecologista dovrebbe essere favorito in termini di tariffe: invece un ora al Curvone costa come un ora in tutta la zona limitrofa. Pertanto la congestione del traffico la si aumenta perché il parcheggio “gratta e sosta” non è conveniente al Curvone e dunque è maggiormente favorita la ricerca su strada e, dunque, maggiore traffico e smog.
Quindi per evitare di pensare che lo scopo sia solo quello di “fare” cassa, da una parte dovrebbe essere applicata al Curvone una tariffa per la prima almeno dimezzata rispetto ai parcheggi blu su strada e dall’altra i cittadini dovrebbero avere la chiara sensazione che gli introiti dei parcheggi siano reinvestiti dal Comune in miglioramenti della qualità della vita in città e non considerati semplici utili di S.p.a..

Messaggero Pesaro del 04.03.08 su Palazzo Aymonino e Case Popolari


Pietro Picozzi sulla denuncia del Presidente dell’Erap dello stato di assoluto abbandono in cui versa il palazzo “Aymonino” di via Mazza di proprietà del Comune: non posso che associarmi a quanto affermato dal Dott. Odino Zacchilli e cioè registrare lo stato di assoluto disfacimento e costante declino della casa popolare di Via Mazza, con evidente pericolo anche per l’incolumità pubblica. Direi che siamo alle solite: il Comune lascia in totale abbandono i propri beni, assolutamente incapace di gestire le proprie risorse per mantenere i propri immobili. Come già più volte denunciato per altri beni - per es il Perticari – il Comune sembra dimenticarsi del proprio patrimonio sino a quando - per necessità di riqualificarlo ed incapace di farlo con le proprie forze - è costretto a svenderlo in ragione del degrado in cui lo ha lasciato. Nel caso del palazzo di Aymonino il problema è ancora più lampante perché è occupato da 26 famiglie ed il Comune non può mettere un bel lucchetto come ha fatto alla porta del Bramante, lasciando che l’immobile imploda. E’ ora che l’amministrazione Comunale inizi a gestire quel poco che è rimasto del proprio patrimonio come farebbe il buon padre di famiglia: amministrare la cosa pubblica non credo significhi necessariamente svendere. Questi fatti sono talmente evidenti che pur di fronte allo loro “ingombrante presenza” proprio nel cuore della città, il Comune sembra paradossalmente cieco: basterebbe scendere le scale della Sala Rossa e camminare per il Corso principale della città per accorgersene e capire come risolvere veramente i problemi.